STIMOLAZIONE COGNITIVA |
Premessa Il centro Prif si occupa da oltre venti anni di riabilitazione neuro-motoria svolgendo un’attività in regime ambulatoriale, domiciliare e semi-residenziale di logopedia, rieducazione di motu-neurolesi, neuro-psicomotricità dell’età evolutiva, terapia psicologica individuale e di sostegno. Il Prif è molto attivo nella comunità in cui opera, sito nel Comune di Curti è una struttura di riferimento per tutti i comuni limitrofi tra Capua e Caserta. Grazie al lavoro e al rapporto con gli utenti, gli operatori e il direttore sanitario hanno potuto approfondire la conoscenza del territorio. Rivelando la presenza diffusa di un disagio per soggetti nelle fasce di età tra i 60 – 80 anni di età affetti da demenza, e per il nucleo familiare nel quale vivono. C’è stato un graduale aumento negli ultimi decenni della popolazione nei comuni casertani e con esso un incremento dell’età media e della popolazione anziana. Andamento che rispecchia la situazione a livello nazionale: in Italia, il numero di anziani di età compresa tra i 65 e i 74 anni è otto volte maggiore rispetto all’inizio del secolo scorso, mentre gli anziani di età superiore agli 85 anni sono aumentati di oltre 24 volte. Proprio a causa di questa maggiore longevità sono aumentate patologie come quelle cardiovascolari, quelle metaboliche e soprattutto le malattie neuro-degenerative come la Demenza. Il tutto conduce ad aumento indiscusso anche della popolazione anziana malata e non autosufficiente, in sostanza ad un vero e proprio allarme socio-sanitario. La demenza è considerata una sindrome che provoca un decadimento cognitivo (memoria, linguaggio, orientamento spazio temporale, attenzione e programmazione) e una compromissione della persona in molti campi come quello della vita quotidiana, delle relazioni sociali e familiari, del comportamento e della personalità. L’Alzheimer è la più comune causa di demenza: ne rappresenta infatti il 60% di casi. Il sintomo precoce più comune del morbo di Alzheimer è la difficolta a ricordare informazioni apprese recentemente, infatti i cambiamenti dovuti al morbo di alzheimer hanno inizio generalmente nella parte del cervello che riguarda l’apprendimento. L’avanzare del morbo di Alzheimer attraverso il cervello provoca sintomi sempre più gravi, tra cui il disorientamento, i cambiamenti di umore e di comportamento; una sempre più marcata confusione su eventi, tempi e luoghi; sospetti infondati relativi a famiglia, amici e persone che assistono; una più grave perdita di memoria e mutamenti di comportamento, nonché difficoltà nel parlare, deglutire e camminare; in fase avanzata, le persone perdono la capacità di reagire nel loro ambiente, perdendo l’autonomia individuale ed infine la loro identità. Le persone affette dalla perdita di memoria o da altri possibili segnali del morbo di Alzheimer possono trovare difficoltà ad ammettere di avere un problema. I segnali di demenza potrebbero risultare più evidenti per i membri della famiglia o gli amici. Seppure, la diagnosi e i metodi di intervento precoci stanno migliorando notevolmente, non sono disponibili cure farmacologiche risolutive e l’assistenza grava per l’80% dei casi sulla famiglia che deve dedicare l’intera giornata alla gestione del malato pagando un importante prezzo sia in termini di stress psicologico che in termini economici. Tuttavia le opzioni di trattamento e le fonti di sostegno sono in grado di migliorare la qualità della vita del paziente e della sua famiglia. Recenti scoperte da parte delle neuro-scienze e della neuro-biologia hanno tuttavia sottolineato come nel cervello esiste una sorta di plasticità per cui l’apprendimento di una determinata attività si associa a modificazioni delle aree corticali coinvolte in quell’apprendimento. Ciò significa che vi è la possibilità di ricompensare quelli che sono determinati deficit in alcune aree cerebrali compromesse attraverso una ri-organizzazione dell’area coinvolta. Il tutto avverrebbe attraverso un aumento delle dimensioni dei neuroni, un maggior numero di contatti sinaptici e un maggior numero di ramificazioni dendritiche ed è di tutta evidenza come, delle stimolazioni specifiche e mirate possano contribuire all’attivazione di determinate connessioni. Questo effetto neuro-protettivo delle strutture del cervello elicita un vero e proprio processo di accumulazione, una riserva se così si può definire, strutturale e funzionale, grazie al quale le strutture cerebrali superiori riescono a lavorare adeguatamente nonostante il progredire dell’azione nociva neuro-degenerativa correlata all’invecchiamento patologico o fisiologico. Tra gli interventi proposti le stimolazioni cognitive regolari e protratte nel tempo, facendo leva sul processo di neuro-plasticità, rinforzerebbero le capacità cognitive residue e compenserebbero quelle meno attive perché poco utilizzare o perché fisiologicamente deteriorate. A ciò si aggiunge che, come effetto secondario, potenziare l’efficienza cognitiva potrebbe condurre anche a miglioramenti significativi dell’umore e della motivazione individuale. La stimolazione cognitiva possiamo definirla come un intervento specifico per ogni singolo soggetto che utilizza tecniche ed interventi mirati e differenziati con l’obiettivo di massimizzare le funzioni residue dell’individuo con l’utilizzo di tutte le risorse internet ed esterne disponibili per mantenere il più possibile l’autonomia individuale. Tra gli interventi possibili si collocano la ROT o Terapia di ri-orientamento nella realtà finalizzata a modificare i comportamenti scorretti, ridurre l’isolamento del soggetto e rinforzare le informazioni del paziente rispetto alla propria identità, al contesto e alla propria storia. Il Metodo Validation, ad impronta psicoanalitica che punta l’attenzione sull’affettività del soggetto: la verbalizzazione e condivisione dei propri sentimenti in un ambiente contenuto quale il gruppo di terapia, favorisce l’interazione e incentiva la comunicazione verbale e offre ai pazienti l’occasione per sentirsi riconosciuti, per sperimentarsi in un ruolo sociale e per aumentare la consapevolezza di sé e delle proprie storie personali. Accanto a questi interventi si inserisce un terzo programma di Stimolazione Cognitiva definito Our Time; il suo focus è diretto alla persona piuttosto che alla patologia, la scelta delle attività sono adeguate alle persone o al gruppo, incentiva il gioco e il divertimento delle attività presentate, utilizza la reminescenza dell’anziano e la stimolazione multi-sensoriale, inoltre pone in relazione tutte le persone all’interno del gruppo. Per quanto riguarda gli interventi specifici vi sono una serie di interventi mirati a stimolare la Memoria Esplicita come lo Space Retrivial che consiste nella rievocazione di informazioni ad intervalli di tempo crescenti, l’Errorless Learning (modalità di apprendimento senza errori), in Vanishing Cues o suggerimenti descrenti. Il progetto “Esercizi per la mente – Stimolazione Cognitiva nei Pazienti con Alzheimer” prevede l’utilizzo in sinergia di tutte le terapie cognitive che sostengono in maniera specifica la memoria procedurale, sostenendo nel tempo quegli automatismi che consentono ai pazienti di muoversi e orientarsi nella quotidianità, mantenendo più a lungo possibile l’autonomia della persona e ritardando l’ingresso in strutture a lunga degenza, riducendo i costi economici e le ricadute emotive dei familiari coinvolti. A tale scopo l’intervento si propone sia di insegnare strategie efficaci in grado di sostenere le funzioni cognitive e contrastare il progressivo deterioramento, sia di supportare il paziente e la sua famiglia da un punto di vista emotivo, relazionale e psicologico. Le terapie verranno effettuate su piccoli gruppi di soggetti di cinque/sei persone, ogni gruppo dovrà essere omogeneo in relazione al livello di gravità dei sintomi che potranno essere di livello lieve/moderato. Le sessioni di lavoro saranno strutturate in modo da sostenere un opportuna stimolazione e massimizzare il potenziale di funzionamento di ognuno. Nell’intervento di riabilitazione verranno inoltre coinvolte le famiglie, in particolare la persona che si occupa del paziente (caregiver), in questo modo potrà rinforzare a casa quanto effettuato durante gli incontri. Al fine di costituire gruppi omogenei per livello di gravità della patologia, sarà effettuata una valutazione d’ingresso per ognuno dei soggetti. La valutazione consiste in un indagine neuro-psicologica volta ad indagare aspetti cognitivi e clinici attraverso l’uso di test standardizzati. Test verranno amministrati ad intervalli di tempo regolari (sei mesi) per consentire una nuova valutazione obiettiva sui progressi ottenuti, in termini di nuove strategie acquisite e funzioni conversati. Inoltre i risultati saranno utilizzati per ridefinire di volta in volta gli obiettivi d’intervento per ognuno dei singoli soggetti.
Obiettivi La Stimolazione Cognitiva si configura come un intervento finalizzato al benessere complessivo della persona in modo da incrementarne il coinvolgimento in compiti orientati alla riattivazione delle competenze residue e al rallentamento della perdita funzionale causata dalla patologia dementigena.
Destinatari Soggetti affetti da demenza di grado lieve/moderato e i loro familiari
Criteri di Inclusione:
Programma Le sessioni d’intervento prevedono una frequenza minima del paziente di due giorni a settimana della durata di 45 minuti in incontri di gruppo costituito da 5/6 persone. Un incontro settimanale di 45 minuti con i caregiver che si occupano dell’anziano per rinforzare, attraverso l’insegnamento di strategie, ciò che è stato effettuato negli incontri giornalieri e per supportare la gestione degli scambi quotidiani in famiglia. La durata complessiva dell’intervento può variare 2-4-6 mesi.
Strumenti Materiale di tipo musicale, grafico: Mini Mental State Examination (MMSE) – Test per la valutazione neuro-psicologica. Alzheimer Disease Assessment Scale(ADAS) – Test per la valutazione di aspetti cognitivi e clinici. Disability Assessment for Dementia Scale (DAD) – Test per valutare l’aspetto funzionale. Geratric Depression Scale (GDS) – Test per valutare il tono dell’umore.
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